Il mio blog langue sebbene sia passato poco tempo dalla sua nascita.
Chiedo scusa ai miei pochi lettori, ma sono immerso nella stesura della mia tesi di laurea: “Web reputation e interferenza dei media sociali”. Con essa cerco di analizzare e proporre una strategia di intervento che consenta alle aziende ma anche ai privati di monitorare la propria reputazione su web e di intervenire nel modo migliore al fine di migliorarla e tutelarla.
Credo che la grande opportunità data a tutti noi, aziende comprese, dal web 2.0 sia quella di poter instaurare un dialogo aperto più fruttuoso per tutti: gli utenti-consumatori possono informarsi e confrontarsi sulle problematiche relative ai rapporti con le aziende; queste ultime possono utilizzare la rete come luogo di discussione attiva per capire dove hanno commesso errori ma soprattutto per comunicare al meglio con i propri clienti (attuali e potenziali) al fine di migliorare i servizi offerti e, di conseguenza, anche la propria redditività.
Manco a farlo apposta, stavo seguendo in questi giorni la vicenda del disegno di legge avanzato dalla Carlucci per cancellare l’anonimato dalla rete. L’articolo 2 comma 1 della proposta recita chiaramente:
“È fatto divieto di effettuare o agevolare l’immissione nella rete di contenuti in qualsiasi forma (testuale, sonora, audiovisiva e informatica, ivi comprese le banche dati) in maniera anonima.” (è possibile leggere il testo integrale in questo articolo di Giacomo Dotta).
È di questi giorni la notizia di un blog che avrebbe istigato i propri frequentatori ad identificare gli agenti di polizia pubblicando le loro foto e segnalando la loro zona di attività in modo da prevenire eventuali azioni in borghese.
Sono fortemente convinto che la rete debba essere seguita attentamente, anche a livello legislativo, per evitare che si moltiplichino iniziative come la “caccia allo sbirro” o che venga utilizzata a scopo diffamatorio.
Tuttavia, sono ancora più convinto del fatto che un intervento “a tappeto” come quello proposto dalla Carlucci rischierebbe solamente di scoraggiare soprattutto molte persone comuni che, su internet come in altri contesti, riescono ad aprirsi e ad iniziare un dialogo partendo da un “sicuro” anonimato.
Una legge che uccida l’anonimato rischia di mettere a tacere colui che scrive su un blog per lamentarsi dell’azienda che gli ha montato male la cucina, ma non fermerà certo chi voglia utilizzare la rete per scopi ben più gravi.
Voi che ne pensate?